La sconfitta della Città di Pavia ad opera di Carlo Magno
Re Carlo, dopo essere partito da Roma, ritornò all’assedio di Pavia. Il 6 giugno 774 d.C., dopo circa nove mesi di strenua resistenza, la città di Pavia, ormai stremata, vinta dalla fame, dalla sete e dalla peste, si arrese. Re Desiderio avrebbe potuto ed anche voluto resistere, ma sporcizia, malattie infettive, scarsità di cibo ed acqua avevano già provocato fin troppe pestilenze e vittime. Presto sarebbe arrivata l’estate e la sua Gente non avrebbe mai potuto affrontarla in quelle pietose condizioni. Sarebbe stato un inutile, penoso suicidio collettivo. Entrato a Pavia la sera del 10 luglio, Re Carlo Magno cinse la Corona Ferrea e fu quindi proclamato Re dei Franchi, Re dei Longobardi e difensore dello Stato Pontificio. Ma sarà solo dopo l’annessione dei territori della Longobardia Major, che Re Carlo passerà alla storia come “Re Carlo Magno” divenendo, di fatto, Imperatore. Non ritenne però di imporre oltre la propria presenza personale nella penisola italica. Aveva altri territori da controllare. A nulla valsero le ripetute proteste, nonché le accorate suppliche di Papa Adriano I, il quale continuò insistentemente a rivendicare al neo Imperatore i cosiddetti “territori di San Pietro”.
Pavia si era arresa, Verona era capitolata. Il fuggiasco Adelchi si rifugiò dapprima nei territori bizantini in Italia e poi chiese asilo nella città di Bisanzio. Costantino VI, l’Imperatore bizantino, preso atto dell’eccessivo rafforzamento dei Franchi, valutò attentamente la nuova situazione creatasi in Italia prima di intervenire militarmente. Concesse ad Adelchi, il titolo di “Patrizio Bizantino”, ma non l’aiutò, nonostante le varie sollecitazioni avute da più parti per intervenire in Italia. Per il popolo longobardo sembrava ormai suonata l’ora della totale sconfitta e dell’estinzione.
Nonostante tutto, Adelchi, nel 788 d.C., partecipò ad una spedizione militare in Italia insieme all’esercito bizantino. Sbarcato in forze in Calabria, Adelchi fu sconfitto dai Franchi aiutati nell’intento proprio dagli stessi Longobardi di Benevento, Ducato che fu da sempre antagonista alla propria stirpe fondatrice. Infatti, non nacque come tutti gli altri ducati del settentrione, ma fu creato da alcuni ribelli appartenenti a nobili famiglie longobarde durante i dieci anni di “anarchia longobarda”. Il fatto che Benevento coniasse una propria moneta dimostrava quanto fosse indipendente questo Ducato dai “cugini longobardi” del Nord Italia e dall’autorità stessa di Desiderio.
In effetti, nel corso della storia, Benevento mostrò chiaramente di essere il più opportunista tra tutti gli altri Ducati, tanto da non soccombere ai Franchi. Gli ultimi Duchi longobardi beneventini, appoggiandosi più al Papa che non ad altri alleati, riuscirono a conservare il loro territorio per altri tre secoli dopo la sconfitta dei Longobardi al nord.