Impressionante fu la battaglia combattuta nell’ottobre del 773 d.C. nei pressi di Mortara. Fu una delle più cruenti battaglie combattute tra Franchi e Longobardi. Si narra che il prospiciente borgo prese il nome dall’epico scontro che si risolse in una spaventosa carneficina. Secondo la tradizione storica, i morti furono oltre 70.000 ed il luogo della battaglia prese il nome di “Mortis Ara”, cioè: “Altare della Morte”. Da qui il nome della città di Mortara.
Carlo Magno, lasciata parte dei suoi uomini all’assedio di Pavia, raggiunse Milano e proseguì verso altre città cercando di convincere pacificamente alla resa altri Duchi Longobardi che, dopo aver visto sbandarsi l’intero esercito longobardo assediato a Pavia, deposero le armi e consegnano le loro città senza spargere altro sangue.
Il Re franco raggiunse poi Verona, dapprima l’assediò, ma tentò comunque di evitare un ennesimo scontro, inviando messaggi di pace al Duca ed alla popolazione locale. L’intento di Carlo Magno era principalmente di far sparire dalla scena i suoi nipotini, principi, figli di Carlomanno e Gerberga, legittimi eredi al trono franco. Chiese la resa di Adelchi che, fuggendo da Pavia, si era rifugiato a Verona. I cittadini, poco disposti a lottare per difendere un esercito perdente, aprirono le porte ai carolingi e consegnarono loro gli scomodi fuggiaschi.
Adelchi riuscì a fuggire e riparò nel vicino territorio bizantino da cui, in seguito, partirà per Costantinopoli. Egli credette ingenuamente che l’antico nemico bizantino si sarebbe alleato con lui e l’avrebbe sostenuto militarmente contro il Re franco, strenuamente convinto che Re Carlo Magno stesse sottraendo, sia ai Bizantini che ai Longobardi, l’intero territorio italico.
Costantinopoli guardava già oltre: l’Italia era un ricordo del passato, la presenza bizantina nel sud Italia, ormai ridotta a piccolissimi territori disseminati a “macchia di leopardo”, che ormai costituivano solo un peso per l’erario. Gli spietati funzionari che raccoglievano le imposte, con angherie e soprusi, non riuscivano più neppure a pagare se stessi.
La situazione era decisamente cambiata. Si erano creati nuovi centri di potere, era tempo che anche i governanti degli altri territori italiani si schierassero aderendo ai nuovi equilibri. I Duchi dei territori longobardi e bizantini trovarono più conveniente passare sotto la protezione del Papa, ora protetto ed appoggiato da Carlo Magno. Il Re franco aveva ormai messo in ginocchio quasi tutto il Nord Italia e riconquistato numerosi territori ex bizantini, a suo tempo usurpati dai Longobardi. Il primo a passare sotto la nuova bandiera fu proprio il Duca di Spoleto, lo stesso salito, a suo tempo, al Nord per offrire incondizionato appoggio a Desiderio.
Il Duca, constatata la mal parata del Re longobardo assediato a Pavia, inviò le sue credenziali a Re Carlo Magno, asserendo che aveva già espresso volontà di sottomissione al Papa. A breve lo seguirono i suoi omonimi di Ancona, Osimo, Fermo e di Città di Castello, dichiarandosi fedeli sudditi del Papa. Agli inizi del giugno del 774, a causa di queste terribili notizie, la gloriosa capitale dei Longobardi, Pavia, fu costretta ad arrendersi.
Alla fine dello stesso mese, il vittorioso Carlo Magno assunse il titolo di Re dei Longobardi, oltre che Re dei Franchi, ponendo così fine al Regno di Re Desiderio.